Quale rapporto c’è tra i giovani e la fede? Si può davvero parlare di generazione incredula? Ne abbiamo parlato con Paola Bignardi, ospite della rubrica “7 x1”, che ha curato, insieme a Rita Bichi, il volume “Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia”, edito da Vita e Pensiero.
Nell’ambito del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, l’indagine sui giovani italiani avviata nel 2012 il collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo, nel 2013, si è sviluppata un’ulteriore indagine qualitativa sul tema “Giovani e fede” che ha coinvolto 23 intervistatori di età compresa fra i 23 e i 30 anni e 150 intervistati distribuiti tra Nord, Centro e Sud Italia, tutti battezzati, tutti appartenenti a due fasce di età (19-21 anni e 27- 29 anni). I 150 giovani hanno risposto a domande sul loro rapporto con la fede, le loro credenze e i loro atteggiamenti nei confronti della religione, sui loro ricordi del catechismo, raccontando la loro esperienza religiosa.
Dopo una prima analisi dei risultati, sono stati selezionati, tra i 150, 50 intervistati, ossia i credenti più convinti, che hanno ricoperto o ricoprono attualmente un ruolo (educatore, catechista, animatore ecc.) nella comunità, oltre a chi si è allontanato per poi riavvicinarsi alla fede. Con questi 50 giovani è stato svolto un ulteriore approfondimento attraverso una seconda intervista.
I risultati dell’indagine sono confluiti nel libro “Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia”.