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Rapporto Giovani 2016: i punti chiave dell’indagine

Nella presentazione che segue, a cura del Prof. Alessandro Rosina, sono esposti i risultati e gli spunti di riflessione più significativi del Rapporto Giovani 2016.

Il Rapporto Giovani 2016

È un ritratto ampio e non scontato delle nuove generazioni quello che emerge dal terzo Rapporto Giovani, l’indagine nazionale promossa nel 2012 dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo, sui giovani italiani di età compresa fra i 18 e i 30 anni. Assi portanti dell’edizione 2016 sono la formazione, il lavoro e le scelte di vita, le relazioni familiari, la partecipazione sociale, insieme a quattro approfondimenti tematici: la mobilità internazionale, il confronto tra culture, lo svago e la fruizione dell’arte tramite le nuove tecnologie, l’economia della condivisione. Ecco alcune anticipazioni di quanto emerso nel corso dell’indagine.

Scuola

Una delle novità del Rapporto 2016 è il focus sulla scuola: la carenza di orientamento porta molti ragazzi a prendere decisioni poco coerenti con le proprie attitudini e con gli obiettivi professionali. Ciò determina scadimento delle motivazioni e basso profitto, insoddisfazione per il percorso attuato, disallineamento tra competenze acquisite e quelle richieste nel mondo del lavoro. Dai dati emerge anche quanto nell’ambiente scolastico siano importanti le relazioni e in quale misura la qualità dei rapporti con insegnanti e compagni incida sul rischio di un abbandono precoce. Indicativo, infine, il fatto che solo il 41% dei ragazzi consideri le competenze acquisite a scuola utili per trovare lavoro.

Voglia di famiglia

Il Rapporto 2016 conduce ad alcune interessanti osservazioni riguardo le intenzioni di avere un figlio in relazione al contesto della crisi economica. Il confronto tra le intenzioni raccolte nell’indagine del 2015 e quelle del 2012 mostra un’apertura maggiore alla possibilità di mettere al mondo dei figli nei prossimi tre anni. Tuttavia, molto dipenderà da quanto una effettiva crescita economica e politiche familiari adeguate consentiranno alle intenzioni positive di trasformarsi in realtà.

Essere figli in Italia e in Europa

La rappresentazione e l’influenza della famiglia di origine sul percorso di transizione alla vita adulta sono nell’edizione 2016 del Rapporto termine di confronto tra l’Italia e gli altri grandi Paesi europei. Una maggior permanenza dei giovani italiani nella casa dei genitori rispetto ad altre nazioni è favorita da fattori culturali persistenti, tuttavia la dimensione culturale ed affettiva interagisce con le difficoltà oggettive nel conquistare una propria autonomia in un contesto di welfare pubblico carente.

Giovani e Servizio civile

L’approfondimento sul tema “giovani e Servizio civile”, che conclude la prima parte del volume, conferma una scarsa conoscenza e bassa esperienza di impegno civico, a fronte però di una elevata disponibilità a prenderlo in considerazione e sperimentarlo. Quello che le nuove generazioni apprezzano particolarmente è la possibilità di unire in modo virtuoso il valore sociale del Servizio civile e il beneficio individuale che ne possono ricavare, anche in termini di “apprendistato” al lavoro.

Immigrazione e mobilità

La seconda parte del Rapporto analizza l’atteggiamento dei giovani nei confronti dell’immigrazione extracomunitaria verso i principali Paesi europei. I dati mostrano una scarsa conoscenza del fenomeno migratorio e una preoccupazione che tende a trasformarsi in ostilità, segni sia di un dibattito pubblico allarmistico sia dello scarso investimento della scuola nella formazione di competenze interculturali.
I giovani sono invece aperti (oltre il 60% degli intervistati italiani) a spostarsi all’estero, pronti anche ad andare oltre confine per aumentare le possibilità di un’adeguata occupazione. Il valore percentuale si dimezza per i giovani tedeschi: la differenza è strettamente legata alle diverse opportunità oggettive di occupazione che si trovano nei due Paesi.

Cinema e sharing economy: le scelte social delle nuove generazioni

Tra i fenomeni che più coinvolgono le nuove generazioni e che sono più fortemente soggetti a mutamenti ci sono quelli legati alla fruizione culturale e artistica. Tuttavia, il Rapporto Giovani ha evidenziato come – nonostante sia molto più facile che in passato creare propri contenuti multimediali e accedere da casa a un’ampia offerta di film e serie tv – vedere in compagnia un film in un multisala ipertecnologico rimanga il tipo di intrattenimento preferito dai giovani. La chiave per il successo sembra dunque la condivisione, e questo non vale solo per la fruizione culturale: lo dimostra il fenomeno della sharing economy e della diffusione delle modalità di consumo collaborativo. È vero che l’economia collaborativa è stata favorita dall’innovazione digitale e dalle nuove potenzialità offerte dal web, ma non è solo una questione di app. È vero che è stata stimolata dalla crisi economica, ma non è solo una questione di costi più bassi. È vero che sta cambiando il modo di intendere il rapporto tra possesso e accesso a beni e servizi, ma non è solo una questione economica: l’elemento caratterizzante che può rendere la sharing economy un nuovo paradigma vincente nel medio e lungo periodo è quello sociale e relazionale.

Conclusioni

Dalle analisi del Rapporto 2016 emergono dunque segnali rilevanti di quanto le nuove generazioni siano affamate di occasioni per mettersi in campo con le proprie idee e la propria energia positiva. Dove si creano spazi di opportunità i giovani sono pronti a mettersi in gioco, anche se spesso non trovano il supporto adatto per ottenere il miglior successo. Aiutarli a riacquistare fiducia in un processo di miglioramento delle proprie condizioni e di rigenerazione del Paese è l’impegno principale a cui tutti dovremmo contribuire. Non imponendo dall’alto un’idea di futuro, ma mettendoli in condizione di realizzare ciò che è più in sintonia con le loro sensibilità e potenzialità.

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